Ecco quindi la traduzione della parola “salute” nelle più svariate lingue. Sicuramente è il termine ideale da utilizzare per rompere il ghiaccio. Infatti, in compagnia dei classici “ciao” e “grazie”, è il vocabolo terrestre più utilizzato, soprattutto tra i frequentatori di party, e per chi s’aggiudica la borsa di studio Erasmus.
Quindi, se state brindando nei pressi della Porta di Brandeburgo, fatelo esclamando “Prosit” (pr. pro-zit / prost). Per i nostri dirimpettai albanesi è “Gesuaz“, in armeno “Genatz” ed in arzerbaigiano “nus olsun” (pr. nush ohlsun). Dopo aver fatto visita al Museo Nacional del Prado di Madrid, prendendo un aperitivo diremo invece“salud”, o se siamo giovani dentro il più colorito “Arriba! Abajo! Al centro! Pa dentro!”.
In Catalogna è “salut !” e nei Paesi Baschi “osasuna”, ma, state attenti a non pronunciare, erroneamente, “salut” nei Paesi baschi od “osasuna” in Spagna, perché vi potrebbero sparare !!!. In Belgio, invece, ammesso che siate provetti sciogli linguisti, scandite “op uw gezonheid“, in Birmania “aung myin“, in Bosnia “zivjeli” (pr. zhee-vi-lee), in Brasile “saude” o “viva“. Se avete il Castello di Praga alle votre spalle, brindate pronunciando “pripitek“, in Cinese “ganbei“, in lingua coreana, forse, è il più semplice, basta infatti scandire “kong gang ul wi ha yo“. In Croazia invece si dice “nazdravlje zhee-ve-lee” (pr. naz-dra-vlee), i danesi brindano “Skall !!”, all’ombra delle Piramidi brindate esclamando “fee sihetak“.
In Slovacchia fatelo con “na zdravie” (pr. naz-drah-vee-ay), in Estonia “tervist“, mentre ai piedi della torre Eiffel, prima di sorseggiare il migliore champagne pronunciate “chanté !”, nelle Filippine si dirà invece Mabuhay e in Finlandia Kippis. Alle Hawaii, dopo un’immersione tra i coralli, ci si rinfrescherà con un aperitivo e con la formula Okole malune, a Gerusalemme diremo invece L’Chaim, in Ungheria Kedves egeszsegere e in Olanda Proost o Geluch. A Nuova Delhi, in India, dopo avere fatto molta attenzione a quello che stiamo bevendo (se ci teniamo alla salute), diremo invece A la sature, in Giappone Kampai. Se per caso dovessimo brindare con un cardinale, o addirittura con il Papa, all’ombra di San Pietro, faremo un figurone se scandiremo in latino Salutem, che poi non è molto diverso dall’italiano ma fa molto effetto.
In Lituania si dice invece I sveikas, in Macedonia Na zdravye, in Mongolia Eruhi mehdiin toloo. Tra i fiordi norvegesi si dice invece Skal, e in Nuova Zelanda Kia ora. Nel centro di Lisbona si brinda con lo schietto A vossa!, in esperanto si dice Je vie sano, in Islanda Skàll!! e in Polonia Na zdrowie. Molto simile la formula per un brindisi solenne nella Piazza Rossa di Mosca, dove si dice (come in tutta la Russia) Na zdorovje, con l’accortezza di scagliare il bicchiere contro il muro dopo avere bevuto (non farlo è un segno di maleducazione).
In Romania si dice invece Noroc e in Svezia Skal. Di fronte alla Moschea blu di Istanbul si dirà (ma è meglio farlo sottovoce per non essere arrestati) Serefe Sher-i-feh, in Thailandia invece Chok dee. In Ucraina si brinda con Boodmo, in Vietnam con Do (pronuncia Jou). Infine per chi parla in Yiddish con gli ebrei di origine germanica, il brindisi è Sei gesund, pronunciato Say geh-sund. In Venezuela si dice salud y que dios te quide (si legge i che dios te quide) o cin cin (scritto chin chin) in Colombia alla salud. In Messico si dice palante y andale, prima di mettere del sale sul dorso della mano, avere tirato un morso ad un limone e mandato giù il ciketo di tequila. A Cuba si dice echale a eso (ecciale a eso).