C’è chi ha tirato in ballo il Codice Etico del Partito Democratico che impone l’esclusione di condannati o indagati dalle fila dei candidati. Compatibilità già verificata dal legale difensore di Gatti, l’avvocato Tommaso Barile, che ha studiato la vicenda e ha prontamente informato la Commissione competente degli esiti: i reati di cui Gatti risponde (falso ideologico in atto pubblico, concorso in truffa e in frode in pubbliche forniture) non rientrano tra quelli contemplati dal Codice Etico come pregiudizievoli alla sua candidatura. La vicenda, però, è ancora allo studio della Commissione che dovrà ufficialmente comunicare alla sezione modugnese del Partito la decisione che, trapela da indiscrezioni, salverebbe la candidatura di Mimmo Gatti.
“Sono sereno con me stesso e con gli altri – ha detto Gatti – ma sono anche molto determinato nei confronti di chi tenta di spostare il confronto politico su vicende personali e professionali che nella sostanza sono superate da tempo. Ho ricevuto la piena solidarietà del mio partito e l’appoggio di Saverio Vacca e Fabrizio Cramarossa (gli altri due candidati all’assemblea cittadina del Pd, ndr)”. Sarebbe interessante sapere chi ha scelto di tirar fuori una storia così datata e marginale dal punto di vista penale, in un momento storico in cui era ben consapevole di danneggiare, almeno nell’immagine, la figura di Gatti. La politica, a volte, sa essere davvero subdola.
Si chiama Gatti ed è del Pd, ma poteva avere un cognome ed un colore politico qualsiasi: non difendiamo una persona ma condanniamo le strumentalizzazioni, tentando (forse con presunzione) di raccontare la verità. E mentre nel Pd c’è fermento per il polverone che questa vicenda sta sollevando e qualcuno già avanza ipotesi alternative di “opportunità” su un nome diverso da quello di Gatti, questa città continua a subire i giochi e le cattiverie interne ai partiti e alla politica tutta, senza che del bene comune nessuno decida finalmente di occuparsi.