Tutti i minorenni, da vent’anni a questa parte, con l’avvicinarsi della maggiore età “reclamano”, come regalo, l’iscrizione ad una scuola guida. Il perché è ovvio, ottenere la patente e con essa l’indipendenza.
Negli anni ’90 i pochi automuniti rappresentavano il “top”, diversamente da chi non avendola provava un sentimento pari ad una delusione d’amore. Anche la responsabilità dei giovani d’allora era molto più “sentita” e l’auto era usata con parsimonia, per il solo piacere di guida. Altri tempi. Oggigiorno l’aumento dell’imprudenza giovanile si materializza sul manto stradale con il rumoroso sfrecciare per le vie cittadine di queste piccole autovetture, o minicar, pilotate – è proprio il caso di dirlo – da giovani, e poco prudenti, neopatentati. Chi, a notte fonda, almeno una volta non è sobbalzato dal proprio letto al passaggio di queste pseudo auto, o meglio ancora “musikautomobili”? L’irritabile musica, il volume al massimo o forse più al pari del bass e del treble.
Voltarsi per l’echeggiare di musica rap, neomelodica napoletana o da “discoteca” riprodotta utilizzando potenti subwoofer accoppiati con tweeter e midrange che permettono l’oscillazione anche del pavimento. Ma ciò che più infastidisce è l’incosciente andi rivieni per le vie cittadine, come fanno i ben più titolati e famosi piloti di Formula 1 sulle viuzze di Montecarlo. Sfrecciano su precedenze, sorvolano gli stop e il rosso lo vedono solo nella spia dell’indicatore del carburante. Sorpassano dove non oserebbe nemmeno Schumacher e il più delle volte riescono nella manovra solo grazie alla prudenza altrui, altre invece “accarezzano” auto in sosta, muri, semafori, pali o delle volte anche altro.
Sperando che sia solo “di moda” e che come tale “passi di moda”, trasformando l’imprudenza in diligenza.