"Il patto tradito" spacca l'Udc

Quello che resta dell’Udc, invece, che conta allo stato ben 288 tessere, intanto dialoga alla ricerca del nome giusto, “in grado di lavorare – ha detto Longo – nei prossimi cinque anni per il bene della città. Che guardi ai problemi della gente e dei giovani”. E così dal 10 febbraio scorso l’Udc è commissariato nelle mani di Peppino Longo. Ma possibile che una tale bufera sia stata provocata solo da un nome? Per soddisfare la nostra curiosità e quella degli elettori modugnesi che vorrebbero saperne di più, abbiamo parlato con i diretti interessati.

Da un lato l’ex Udc (ora Lista di Centro-Modugno), che nei giorni immediatamente successivi alla rottura ha inviato a Longo una lettera (di cui pubblichiamo alcuni stralci), dall’altro lo stesso Peppino Longo che, ci ha detto, a quella lettera non ha voluto rispondere per non alzare i toni della polemica, ma che ugualmente ha scritto una missiva, indirizzata i suoi, e che ha pubblicato su fb (che riportiamo integralmente). Secondo il gruppo che con Vasile ha lasciato l’Udc, l’atteggiamento di Longo è stato “tradire un patto”: l’appoggio del partito alla sua candidatura alle Regionali, in cambio dell’appoggio successivo di Longo a Vasile per le amministrative.

Ma Longo smentisce: “Nessun tradimento. Non condividevo il metodo. Non si può imporre un nome se si vuole sperare di stringere accordi con altri partiti. Le scelte si condividono. E’ questo l’unico motivo che ha portato alla rottura”. E sui programmi? “Ci stiamo lavorando. Vogliamo condivisione anche su quelli. Punteremo su poche cose ma realizzabili”.

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