Riflessioni sulle ragioni storiche del fare opposizione

Questa visione della guerra è stata trasportata dalla sinistra storica nella permanente opposizione alle istituzioni, nella ricerca costante del consenso, anche forzoso, delle masse, con il terrore, con la delazione mascherata da militanza, con la prolungata astensione dal lavoro, con la distruzione del processo produttivo, con l’abbattimento della proprietà privata nel nome della lotta degli “sfruttati” contro il capitale sfruttatore. Da questo modo estremista di contrapposizione e lotta di classe nasce l’opposizione di sinistra, lunga, estremamente organizzata, politicizzata. Sull’altro versante un ceto rispettoso della proprietà, osservante delle regole, praticante i cicli produttivi, difensore delle istituzioni, che combatte con le uniche armi della dialettica e del libero confronto di idee, persone che pur dissentendo sulle decisioni assunte dalla dirigenza, dal governo del paese, portano avanti il compito loro affidato, il proprio lavoro, la propria missione.
Opposizione evidente, estrema, populista, organizzata da specialisti forniti dai partiti e dai sindacati, quella di sinistra. Opposizione interiore, individualista, limitata, disorganizzata, episodica quella attuata da destra, da chi assegna all’ordine e alla legalità valori tanto alti che non gli permettono nemmeno di pensare di metterli in pericolo. Queste le ragioni della mancanza di “opposizione” ai governi di sinistra. Il centrodestra dovrebbe organizzare forme di “lotta” eccezionali e straordinarie, studiando, inventando nuove forme di protesta che facciano sentire tutto il dissenso del “popolo” di destra.

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