Emergenza rifiuti, discariche vicine al collasso: l’inceneritore è l’unica soluzione possibile? Secondo i dati della relazione di Città Plurale, la termovalorizzazione è la procedura di smaltimento più costosa per amministrazioni e cittadini.
Tre le ultime dichiarazioni dell’assessore provinciale all’ambiente, Giovanni Barchetti, durante la conferenza stampa tenutasi in data 21 settembre nella sede della Provincia di Bari alla presenza dei presidenti delle provincie di Bari e BAT, Francesco Schittulli e Francesco Ventola, emerge con forza la considerazione secondo la quale la realizzazione dell’inceneritore della società Ecoenergia, che dovrebbe interessare il territorio modugnese, è da ritenersi necessario al fine di fronteggiare l’emergenza rifiuti che caratterizzerebbe il nostro territorio e che potrebbe esplodere da un momento all’altro trasformando la Terra di Bari in una Campania bis. La criticità della situazione sarebbe da attribuire alle discariche del nostro territorio ormai piene.
Attualmente risulta essere in esercizio soltanto quella di Giovinazzo, esaurita dallo scorso anno, ma ancora attiva grazie ad un ampliamento in senso orizzontale. Quest’estate anche la discarica di Conversano si è esaurita e, su richiesta del presidente della Regione Vendola, la Provincia ha autorizzato un sopralzo di 50 centimetri per fronteggiare l’emergenza. Ovviamente tale misura è da ritenersi provvisoria se si considera che tra poco tempo la discarica di Conversano sarà nuovamente piena e presto sarà chiusa per effetto dell’ultima sentenza del Tar Puglia che ha accolto il ricorso del Comune di Conversano, annullando di fatto sia l’ordinanza regionale di proroga dell’esercizio, sia quella provinciale per la sopraelevazione della montagna artificiale di rifiuti, già alta 10 metri.
Una possibile soluzione sarebbe quella di trasferire i rifiuti fuori provincia, ma i comuni hanno fatto sapere che non sono in grado di fronteggiare i costi conseguenti al trasporto dei rifiuti. La soluzione della Provincia? Arginare l’emergenza autorizzando la realizzazione dell’inceneritore, in quanto “indispensabile a chiudere il ciclo dei rifiuti”.
“La menzogna – come dichiarato dal dottor Agostino Di Ciaula, membro dell’associazione di cittadinanza attiva Città Plurale – è che nella maggior parte dei casi quel ciclo non si è mai neanche aperto. La legge (D.Lgs. 22 del 5 Febbraio 1997) prevede l’utilizzo degli inceneritori solo se inseriti alla fine di un percorso che inizi con una valida raccolta differenziata, nel rispetto delle percentuali previste. Ad Acerra, come a Conversano ed in buona parte della nazione, la percentuale di raccolta differenziata non raggiunge il limite minimo imposto dalla legge, essendo vergognosamente bassa. E la cosa tragica è che dove vengono costruiti inceneritori (come Brescia), la differenziata non interessa più a nessuno, perché si hanno altri obiettivi da raggiungere, non certo riguardanti il bene comune”.
“È inoltre opportuna una domanda – prosegue Di Ciaula – considerata la legge, se negli inceneritori dovrebbe essere bruciato solo ciò che rimane dopo una adeguata raccolta differenziata, il cosiddetto CDR (combustibile da rifiuto), cosa ci bruceranno per renderli economicamente vantaggiosi? Potremmo chiederlo agli abitanti di Colleferro, che sarebbero lieti di spiegarci perché il loro inceneritore è stato sequestrato. Ad Acerra sono stati più furbi, prevedendo per decreto di bruciare anche rifiuti indifferenziati, con enormi e pesanti potenziali ricadute sui livelli di inquinanto della zona. Accadrebbe la stessa cosa per Conversano?”.