La sola risposta alla patologia e al sintomo è parziale: bisogna intervenire sul prima, dando all’utente la possibilità di esprimere un progetto di vita. Pertanto sono state attivate due residenzialità assistite e una casa alloggio per accogliere nel territorio pazienti che prima erano di fatto espulsi dal proprio contesto, oltre allo svolgimento di azioni con finalità riabilitative quali cinema, teatro e ginnastica, tutto realizzato, sottolinea il direttore, “grazie alla condivisione degli obiettivi degli intelligenti e operosi collaboratori del centro, che pur essendo sotto organico e con scarse risorse ogni anno riescono ad assicurare queste attività”.
Il centro è co-partner con l’ufficio di Piano per un progetto regionale chiamato “Piano territoriale per i tempi e gli spazi” per una riorganizzazione dell’urbanizzazione, viabilità e trasporti diretti ai centri sociosanitari. “L’obiettivo – spiega il responsabile – è quello di rendere più usufruibili i servizi del centro affinché diminuiscano le necessità di medicalizzazioni”. Ma con i pazienti che finalmente tornano a vivere nei propri spazi, nella propria città, si apre una nuova questione: quella dell’integrazione e della lotta all’emarginazione: anche qui una sfida culturale.