Per la sua estensione, il fenomeno pone alla Chiesa alcuni interrogativi sia perché vede un Sacramento fallire sia perché sono coinvolti diversi fedeli. Va precisato che il “problema” non sta nel divorzio in sé ma in quei casi in cui il divorziato è risposato o convivente. “I divorziati non devono sentirsi scomunicati – conclude don Nicola – anche se non possono accostarsi ai sacramenti, la Chiesa ha il dovere di accoglierli. Ci sono in Italia gruppi di divorziati che seguono un cammino di fede, ma il rischio è che si sentano ancor più emarginati; io preferisco che siano inseriti nella vita quotidiana della comunità partecipando alla catechesi e alla liturgia domenicale”. Dunque: spazio all’accoglienza.
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